L'industria e la crisi

Dopo ben dodici anni, i dati statistici parlano di una crisi apparentemente superata con il ritorno della produzione industriale italiana ai livelli antecedentia quelli del 2008


Prendiamo per buoni i dati riportati da Il sole 24 Ore che parlano del biennio 2018 \ 2019 con la produzione in aumento insieme all'export, una crescita pari al 3%.

Il vero problema è che l'Italia ha molte esportazioni verso paesi come l'Iran contro cui tuona Trump minacciando boicottaggi di varia natura, per non parlare poi della minaccia dei dazi Usa, per questo i dati positivi potrebbero presto scontrarsi con le decisioni assunte in politica estera.

Se cresce l’export industriale, per altro destinato nei prossimi anni a una ottima performance, cresce anche la produzione di armi  e il loro commercio. Il capitalismo italiano è comunque in ritardo nell'ammodernamento dei macchinari ma anche nella formazione di personale specializzato, colpa delle industrie che sulla formazione hanno investito poco e male, colpa del crollo delle immatricolazioni universitarie, colpa di un sistema scolastico inefficiente costruito come è sugli invalsi.

 Cio' nonostante, fatturato, produzione ed esportazioni sono destinati a crescere, la domanda da porsi è  comunque un'altra: chi beneficerà di questa ricchezza visto che i posti di lavoro creati sono troppo pochi, i salari stagnano e il potere di acquisto, la capacità di spesa della famiglia media è piuttosto contenuta?

Sarà per questo motivo che proprio i prodotti di largo consumo come elettronica ed elettrodomestici presentano i dati peggiori.

Domande dirimenti e degne di risposta visto che i lavoratori e le lavoratrici hanno fatto fin troppi sacrifici con salari bloccati, aumento dell'età pensionabile e organizzazioni del lavoro dai ritmi sempre piu' intensificati. La ricchezza prodotta è dei lavoratori e delle lavoratrici, non serva quindi alla riduzione del debito e alle speculazioni


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