Populismo e l'elite: la crisi irreversibile delle democrazie e l'abiura degli interessi di classe
Si va parlando da tempo della tenuta delle Liberaldemocrazie
occidentali preservandole dall'attacco dei populismi. E' bene liberare
il campo da alcuni equivoci.
- Non ci sono colpi di stato cruenti e i partiti definiti populisti
riscuotono successi elettorali crescenti perchè sfruttano, a loro
vantaggio, il fallimento delle democrazie liberali, le disuguaglianze
alimentate dal modello liberista. Chi tuttavia si affretta a negare
l'innegabile, la crisi delle democrazie, lo fa solo per salvaguardare il
ruolo delle Elites lasciando loro tempo per risposizionarsi. In ogni
caso, le vittime di questa situazione restano i lavoratori e le
lavoratrici, le classi meno abbienti e i migranti colpiti economicamente
dalla crisi liberista e oggetto di campagne xenofobe e razziste
orchestrate dal "nuovo che avanza".
- Qualche professore di scuola anglosassone persevera nell'errore,
se la prende con i cattivi gestori delle democrazie che avrebbero
deviato dalla retta via liberaldemocratica (ma quale poi?). Questi
intellettuali, o presunti tali, per lustri hanno scritto e operato per
la messa in pratica dei precetti liberisti, si sono spesi a favore delle
privatizzazioni e delle guerre, hanno liquidato come insopportabile
fardello il welfare state, descritto l'aumento dei salari come
pericolosa minaccia per la democrazia. Il loro liberismo è stata la
causa diretta di danni cosi' grossi che alla fine ha regalato alle
destre egemonia culturale e politica, del resto chi continua a
ipotizzare sante alleanze contro le destre lo fa accettando quei
precetti liberisti che poi sono stati causa della debacle della
sinistra. Diciamoci la verità: se la sinistra è fautrice dell'Euro e
dell'Europa di Maastricht, le masse popolari fanno bene a votare a
destra. Non che le destre siano alternative o migliori, sono
semplicemente lo sbocco naturale di politiche da avversare e non
assecondare come fanno i nostalgici dell' Ulivo intenti a soccorrere, in
vista di Giugno, il traballante Pd nelle elezioni locali. Tutto cio'
dovrebbe indurci a riflettere sui ritardi teorici e sociali di un polo
antagonista e conflittuale, capace di guadagnare consensi al di fuori di
ristrette cerchie militanti. Ma per costruire questi percorsi serve
un'analisi della situazione, e pratiche conseguenti, ben diverse da
quelle propinateci da 20 anni a questa parte. Sarebbe già abbastanza
partire dal rifiuto dell'Euro, dalla negazione degli accordi sindacali
degli utimi lustri, dal rifiuto di ogni pietismo cattolicheggiante....
- I populismi sono la conseguenza della crisi del liberalismo ma
la definizione di populismo è fuorviante. Chavez era forse un populista
alla stessa stregua di Orban? Ovviamente no, quindi il vero problema è
un altro: la cultura dominante a sinistra è quella della elite i cui
interessi sono poi gli stessi della liberal democrazia liberista,
vogliono ridurre gli spazi di democrazia cancellando progressivamente
il diritto di sciopero consegnando ogni rappresentanza a sindacati
complici. Da questa sinistra possiamo aspettarci scelte a favore delle
classi sociali meno abbienti? Certo che no, il rischio (da scongiurare) è
di abdicare ogni iniziativa politica finendo con il regalare consensi e
masse alle destre che sono immagine speculare agli interessi
liberisti. Scenari già visti in Francia con il Fronte Nazionale
divenuto ormai il primo partito operaio, ma in Francia per fortuna
esiste anche una sinistra che rifiuta di votare uniti ai liberisti
contro le destre.
- Cosa è allora il fantomatico percorso di libertà e prosperità
liberal democratico del post II guerra mondiale? Anche nella narrazione,
demenziale, di qualche intellettuale si dimentica il ruolo dei
sindacati e dei partiti di massa, dei movimenti, nel conquistare
migliori condizioni di vita e di lavoro, diritti invididuali e tutele
collettive. E' innegabile che i liberaldemocratici, oggi liberisti, si
comportino alla stregua di un monarca illuminato astraendo ogni loro
analisi dal contesto storico ,economico e sociale reale , per questo
considerano la categoria liberal democratica la sola risposta ai
problemi del mondo, non la sanno leggere e interpretare come ogni
storico o intellettuale dovrebbe fare. E perchè? Perchè vogliono
tutelare l'ideologia di riferimento della elite.
- Il liberalismo non può entrare in crisi e fallire, lo
abbiamo letto in qualche rivista, è una speranza vana o una profezia
destinata ad essere smentita. Di fatto queste affermazioni sono figlie
loro stesse di una ideologia secondo la quale il liberalismo sarebbe un
valore assoluto e, al contrario delle altre ideologie, infallibile. Gli
intellettuali liberisti per difendere i loro dogmi si stanno coprendo
di ridicolo e sarebbero disposti, per salvare le elites, a ogni
voltafaccia, perfino difendere il terzo segreto di Fatima. A vedere
paesi ridotti sul lastrico che hanno venduto porzioni del loro
territorio, a vedere perdite di sovranità e disuguaglianze crescenti, a
guardare ogni giorno impotenti la mattanza di civili e popoli, viene da
replicare che le profezie della elite sono facilmente smontabili, basta
guardarle con un occhio oggettivo, prendere atto che una analisi diversa
della realtà è doverosa come anche la costruzione di un agire
conseguente che non si limiti al teatrino parlamentare
Dobbiamo prendere definitivo commiato dalle teorie delle elites
partendo dalla loro lettura del populismo, farlo perchè rischiamo un
approccio errato e fallimentare rispetto alle contraddizioni di classe e
alle dinamiche sociali dominanti. Anni di non populismo ci hanno
portato al fallimento, allora perchè prendersela con una variante di
sinistra ed egualitaria del popolismo da costruire partendo dal rifiuto
dell'euro?
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