Gli asili nido per tutti\e. Bocciata la Regione Veneto

Dopo il pronunciamento sulle Legge Regionale della Liguria in merito alla assegnazione di case popolari solo a chi da dieci anni risiede in maniera continuativa nel paese (le norme Europee parlano di 5 anni ), arriva una seconda sentenza della Corte costituzionale , questa volta riguarda il Veneto e i criteri di accesso a servizi sociali, per essere piu' chiari hanno dichiarato incostituzionale la  legge 6\2017 che dava la precedenza nell’accesso agli asili nido a chi resideva e lavorava in Veneto da 15 anni.

 Asili nido e case popolari sono parte integrante del welfare, anzi i loro pilastri, la tendenza delle Giunte di Destra è alzare i requisiti  di accesso ben oltre alla soglia in vigore negli altri paesi europei . A bacchettare le Gunte di Liguria e Veneto imponendo loro una marcia indietro non sono solo i Giudici della Corte costituzionale ma anche i padroni del made in Italy che invocano forza lavoro straniera da impiegare nei distretti industriali del Nord, una forza lavoro che deve beneficiare del nostro stesso welfare Allo stesso tempo non si puo' contestare la legittimità dei 5 anni, in questo caso l'Europa si mostra piu' lungimirante e aperta della destra locale per la quale gli ostacoli nell'accesso a case popolari e nido rappresentano la materializzazione dello slogan "prima gli italiani". Strano che a nessuno venga in mente di censire gli asili nido e le case popolari costruiti negli ultimi dieci anni, a trasformare i nidi da servizi a domanda individuale quali sono oggi (e con una percentuale di spesa a carico delle famiglie che costringe molti a rinunciare al servizio) a servizi facenti parte della Pubblica Istruzione, peccato che a nessun Sindaco sia venuto in mente l'autorecupero la requisizione di immobili sfitti da anni . Agli italiani va quindi detto che quanti vogliono privilegiarli(si fa per dire) nell'accesso al welfare) sono gli stessi che non investono nel welfare per renderlo realmente accessibile e funzionante, non serve allora prendersela con i migranti ma piuttosto lottare con loro per servizi efficienti, migliori e piu' numerosi.

In questi anni i Comuni, di ogni colore, hanno favorito le convenzioni con i privati, esternalizzata la gestione delle loro strutture e poi raccontano la novella dell’accesso delle donne al lavoro, per conciliare la vita familiare con gli impegni lavorativi.

 Un mare di menzogne dentro cui è facile annegare, è questo il terreno scivoloso in cui ci troviamo, gli asili nido nel paese sono pochi, hanno sovente orari ingessati, non si capisce la loro funzione educativa (e non di parcheggio), non si fa niente per favorirne l'apertura, per abbatterne i costi, si pensa solo a limitarne l'accesso, ora innalzandone le rette ora con l'accesso che vorrebbe favorire solo gli italiani (utile sarebbe capire a quale ceto appartengono le famiglie che accedono ai nidi, spulciare i regolamenti comunali potrebbe riservare qualche sorpesa)

Ben vengano allora le sentenze Costituzionali contro le Regioni che limitano l'accesso su base etnica, ma occorre andare avanti, costruendo, recuperando nuove case popolari e rivedendo la gestione dei nidi che già oggi hanno un accesso limitato per i costi, per gli orari, per la esiguità dei posti disponibili.

La Corte sembra vivere in un altro pianeta quando parla del servizio asili nido da destinare in prevalenza alle famiglie che si trovano in condizioni economiche e sociali disagiate, esiste una utenza che corrisponde a questi requisiti ma non è la maggioranza. E poi l'accesso ai servizi pubblici dovrebbe essere per tutti con rette in proporzione al reddito, case popolari e nidi non possono essere pensate solo come soluzioni per i piu' poveri con il rischio di creare dei bantustan, dei ghetti e non un welfare moderno e funzionante.

La Corte prescinde  dal fattore economico, non vogliono discriminazioni e invocano la libertà di circolazione, quella libertà di circolazione che alla occorrenza viene invece negata sul territorio Italiano. Anche per questo è importante allargare il ragionamento, non innamorarsi delle sentenze di una Corte Costituzionale ma partire da uno slogan: non prima gli italiani ma prima i servizi e il welfare per tutti\e, accessibili, a basso costo e senza discriminazioni economiche, sociali ed etniche.

Vogliamo provarci?

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