Contratto enti locali ancora alla Corte dei Conti. Alcune considerazioni...

Enti locali: grande è il disordine sotto il cielo....  la situazione è eccellente
  
Questa famosa massima, da noi per altro stravolta, parrebbe ben adattarsi alla situazione in cui si è trovata, dopo la frettolosa sottoscrizione del febbraio scorso, l' ipotesi di CCNL del comparto Funzioni Locali attualmente  alla Corte dei Conti, il cui benestare consentirà ai dipendenti autonomie locali di avere (nella busta paga di Giugno o di Luglio?) i sospirati arretrati di un contratto che ricordiamo, già a Dicembre 2018, sarà già in scadenza. 

Dipendenti delle autonomie locali poco sanno di alcuni contenuti del contratto in parte rivisti e riscritti nelle settimane scorse prima del formale invio, da parte del Governo, alla Corte dei Conti il cui nulla osta , come forse non tutti sanno, è dirimente per la definitiva approvazione.

La clamorosa "svista" con possibili forti riflessi negativi sulla contrattazione decentrata contenuta nell’articolo 67, comma 7 della preintesa che disponeva “La quantificazione del Fondo delle risorse decentrate e di quelle destinate agli incarichi di posizione organizzativa di cui all’art. 15, comma 5 deve comunque avvenire, complessivamente, nel rispetto dell’art. 23, comma 2 del d. lgs. n. 75/2017”, è di per se stessa esemplificativa di come avvengono le trattative sindacali all'interno di una cultura negoziale non piu' finalizzata (in primis) alla tutela di lavoratrici e lavoratori pubblici (come dimostra lo scambio tra salario e bonus legati alla previdenza e sanità integrativa).

Fra l' altro una norma di questo genere, guarda caso, poneva a carico delle risorse della contrattazione decentrata e non a carico del bilancio degli Enti, gli incrementi dei tabellari di ciascuna posizione economica rispetto a quelli stabiliti nella precedente tornata contrattuale ( 2009). Sarebbe stata un' assoluta novità, trattandosi di miglioramenti economici derivanti da contratto nazionale, che alcuni degli effetti, in termini di costi, venissero scaricati sul fondo delle risorse decentrate (la produttività ossia il salario accessorio del personale a tempo indeterminato) e per altro su somme già destinate al personale.

Tutto deriva da una lettura profondamente errata, in termini giuridico normativi, che Aran e OO.SS. firmatarie hanno effettuato ai tavoli, ovvero considerare la previsione normativa di cui all' articolo 23, comma 2, del d.lgs 75/2017, come un tetto invalicabile ai costi della contrattazione nazionale collettiva. Una lettura sbagliata a dimostrare o  palese disattenzione al momento della firma o la precisa volontà di utilizzare una norma di legge per fare un "favore" agli enti, con grande giubilo delle associazioni datoriali, Anci in testa, le cui lamentazioni circa i nefasti  effetti economici del rinnovo contrattuale sui comuni non sono state mai nascoste. 

Forse i sindacati fanno finta di non capire che il partito dei Sindaci, trasversale agli schieramenti, da anni piange sui tagli agli enti locali ma tuttavia mai ha intrapreso forme di disobbedienza e di contrasto rispetto a queste scellerate scelte e di fatto, per far sopravvivere gli enti, hanno tagliato servizi, la spesa di personale e incrementato le tasse locali.

Ecco perché, mentre i sottoscrittori della ipotesi contrattuale correvano ai ripari per non trovarsi in una situazione paradossale e ingestibile nelle contrattazioni di secondo livello, resta il fatto che contenuti similari a quelle dell' art. 67 comma 7 non trovano identico riscontro, ad esempio, nel contratto delle Funzioni Centrali, a conferma di una disparità di vedute, clamorosa, di cui i sindacati firmatari dei contratti dovrebbero rispondere ai lavoratori e alle lavoratrici assumendosene responsabilità e conseguenze. 
Per essere ancora piu' chiari, gli enti locali dove gli stipendi sono i piu' bassi del comparto pubblico sono perennemente penalizzati anche per complicità dei sindacati che prima hanno accettato senza uno sciopero i 9 anni di blocco contrattuali e poi sono andati a sottoscrivere un' imbarazzante intesa i cui effetti sono ancora tutti da scoprire.

L' imbarazzo per il clamoroso errore di "svista", (ma sarà stata tale?), ha portato anziche a rettificare la disposizione contrattuale con chiarezza ( ma avrebbe significato l'ammissione dell'errore), ad inserire in appendice al CCNL funzioni locali la seguente dichiarazione congiunta «in relazione agli incrementi del Fondo risorse decentrate previsti dall'art.67, comma 2 lett a) e b), le parti ritengono concordemente che gli stessi, in quanto derivanti da risorse finanziarie definite a livello nazionale e previste nei quadri di finanza pubblica, non siano assoggettati ai limiti di crescita dei Fondi previsti dalle norme vigenti». 

Al di là del valore giuridico della dichiarazione congiunta a fronte di eventuali contenziosi, e senza dimenticare che la costituzione dei fondi è un atto unilaterale degli enti per cui, in sostanza, non oggetto di procedura negoziale, resta il fatto che tale clausola non abbia risolto il problema sostanziale. 

Infatti, nella migliore delle ipotesi, si permette al fondo di incrementarsi solo per due condizioni: per €. 83,20 euro a decorrere dall'1.1.2019 (a contratto triennale scaduto si incrementa il fondo dalario accessorio, quindi 3 anni di contrattazione decentrata al ribasso!!) per il personale  in servizio a decorrere dal 31.12.2015 e per l'incremento del costo delle posizioni stipendiali.

 Restano tuttavia fuori, per cui scaricati sulla contrattazione decentrata, i maggiori costi conseguenti alle maggiorazioni per lo straordinario e per l' indennità di turno, notturno, festivo che sono direttamente correlate ai nuovi tabellari.

La soluzione prospettata, quella della dichiarazione congiunta, potrebbe prestare comunque il fianco a pronunciamenti della magistratura contabile sempre attenta a colpire i lavoratori e le lavoratrici magari facendo leva su eventuali e presunte  responsabilità di dirigenti e amministratori locali, un copione già visto ogni qual volta sono stati in ballo salario e diritti del personale  (vedi gli interventi a gamba tesa su innumerevoli contratti decentrati)
 
Questa è l’ ennesima farsa, che con l’ipotesi di CCNL delle funzioni locali, si è recitata ai danni di oltre 400 mila lavoratrici e lavoratori del comparto. E cosi', dopo il danno derivante dal vuoto contrattuale di quasi un decennio, arriva l’ ennesima beffa che costringerà i lavoratori non solo ad aumenti tabellari irrisori ma anche  a finanziarsi, in parte, con il salario accessorio, alcuni  dei presunti miglioramenti economici che fino ad oggi erano stati aumenti sicuri e non sottoposti ai vincoli del fondo che poi determinano solo decurtazioni salariali.

Di questo e di altro ovviamente i sindacati complici non fanno parola. 


SINDACATO GENERALE DI BASE PISA

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