Clausole sociali a rischio negli appalti...
Clausole
sociali sempre meno presenti se non formalmente e senza precise
garanzie a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici degli appalti.
Il
buon esempio dovrebbe darlo la Pubblica amministrazione che invece
tende sempre piu' a salvaguardare l'impresa a discapito del personale
dell'azienda uscente, così nei cambi di appalto si perdono posti di
lavoro, ore contrattuali, si riducono i salari e i contributi
previdenziali.
La
conservazione dei posti di lavoro nei cambi di appalto dovrebbe essere
l'elemento dirimente e imprescindibile ma invece si guarda agli
interessi di impresa, alla organizzazione aziendale nel nome della quale
si mettono a rischio posti di lavoro e diritti .
Il
dibattito attorno agli appalti è fuorviante e caotico e si sta
accendendo in questi ultimi giorni, si parla (a ragione) di normative
anticorruzione ma alla fine non è che si troveranno d'accordo nel
tagliare tutele ai lavoratori e alle lavoratrici? E senza un lavoro, la
corruzione e la illegalità non sono destinate a dilagare?
La
idea di legalità è a senso unico in Italia, una giustizia che punisce
pesantemente reati minori (commessi da chi sta piu' in basso nella scala
sociale) ma lascia impuniti reati ben piu' gravi, innumerevoli i
processi che finiscono con pene irrisorie per chi puo' permettersi studi
legali famosi. Ora il timore fondato è che tutto questo dibattere non
determini maggiori controlli sulla pubblica amministrazione e sui
fenomeni corruttivi ma finisca con il sancire il primato della impresa
sui diritti dei lavoratori. Ma pretendere da una azienda la riassunzione
dei lavoratori nei cambi di appalto e costruire un sistema trasparente e
non soggetto a corruzione non dovrebbero essere parte integrante di un
percoso di giustizia sociale e legalità?
La revisione del codice appalti (articolo 50 Dlgs 50/2016) di un anno fa aveva introdotto una sorta d'obbligo di conservare i posti di lavoro, poi è subentrata l'Autorità anticorruzione il cui scopo dovrebbe essere quello di costruire un sistema funzionante, trasparente colpendo ogni forma di illegalità di cui la forza lavoro è soprattutto vittima.
Le
clausole sociali devono essere inserite in tutti i bandi, non solo dove
maggiore è la presenza di forza lavoro perchè all'ombra della Pa e del
privato sono cresciuti i piccoli appalti. E poi un diritto, quello alla
conservazione del posto, per essere tale deve valere ovunque, a
prescindere dalle dimensioni dell'impresa.
Tra
un cambio di appalto e l'altro accade sovente che si perdano ore e
posti di lavoro, la ditta subentrante deve riassumere tutto il
personale, non nascondersi dietro alla forma del contratto, alla nuova
organizzazione che determinerebbe diverso fabbisogno di personale
(quindi alcuni dipendenti da riassumere e altri da licenziare).
Siamo
preoccupati e indignati, l'anticorruzione dovrebbe essere uno strumento
in piu' per abbattere illegalità e corruzione, per recuperare a fini
sociali i tanti, troppi, soldi che girano attorno agli appalti e
finiscono in mazzette.
L'anticorruzione
non deve essere invece strumento per abbattere le già poche tutele per
la forza lavoro e a unico vantaggio dei profitti di impresa.
A
farne le spese non siano i lavoratori e le lavoratrici la cui
riassunzione nei cambi di appalto non dovrebbe essere messa in
discussione in base alle compatibilità della impresa subentrante
Per
tutte queste ragioni non possiamo accontentarci di una clausola
generica o di una legislazione che tuteli piu' l'impresa del lavoratore,
servono regole ben definite, clausole scritte che mettano nero su
bianco tutti i contratti di lavoro nell'appalto, il monte ore
individuale e complessivo, il contratto nazionale applicato. Ma
chiarezza e trasparenza non possono prescindere dall'obbligo della
continuità del rapporto di lavoro tra un appalto e l'altro, della
conservazione dei contratti senza riduzioni orarie e stipendiali.
Combattere
la corruzione è doveroso ma nell'interesse di chi lavora ogni giorno
per pochi euro al mese, non per salvaguardare i profitti di imprese che
si aggiudicano al ribasso gli appalti e ricordando che non sempre legalità è sinonimo di giustizia sociale e retributiva
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