Pensioni:innalzamento non per tutti. E' forse accettabile questo compromesso? Noi pensiamo di no!

L'aumento dell'età pensionabile in base alle aspettative di vita vederà alcune eccezioni. Il problema sta al monte, ossia in una Riforma Previdenziale (la Fornero) che determina aumento dell'età pensionabile con in base alle aspettative di vita . Riflettiamo allora sulle ragioni per le quali non una sola ora di sciopero sia stata convocata contro quella Riforma passata nel silenzio assenso di Cgil Cisl Uil.
Ma se 11 milioni di italiani hanno rinunciato nell'ultimo anno ad almeno una prestazione sanitaria, siamo certi di vivere piu' a lungo e in salute e cosi' giustificare l'aumento dell'età pensionabile fino a 70 anni di età?
In Commissione Parlamentare stanno costruendo una proposta, una sorta di compromesso che parte dei sindacati ha già accettato, ossia esentare alcune figure lavorative dall'aumento dell'età pensionabile a 67 anni.
  Nel 2019 allora potrebbero essere 15 le categorie di lavoratori esentati perchè impiegati in attività gravose, ossia le 11 già previste dell’Ape social  ai quali aggiungere  agricoli, pescatori, marittimi e  siderurgici e a condizione che abbiano svolto anche negli ultimi anni di lavoro (6 anni almeno su 7) queste mansioni particolarmente gravose.

Tradotti in numeri, dovrebbero essere esentati tra  15 e 17mila lavoratori,  il 10% delle pensioni di vecchiaia nell'anno 2019.
Se avessimo dei sindacati dignitosi dovrebbero rimettere in discussione la Legge Fornero, invece si limitano a chiedere di allargare la platea degli esentati, insomma una questione di numeri (o di tessere) e non di sostanza. L'aumento dell'età lavorativa è un fattore negativo per le giovani generazioni in cerca di lavoro e un fattore determinante che peggiora la qualità della vita di molti lavoratori e lavoratrici. Poi non dimentichiamoci che in pensione si va sempre piu' tardi anche perchè i contributi versati sono tali da garantire una pensione da fame, questa è la conseguenza del sistema di calcolo previdenziale sul modello contributivo.
Ma intanto Governo e Sindacati si stanno accordando, chi piu', chi meno, sui numeri lasciando invariate le cose, ossia senza rimettere in discussione la Fornero e il metodo contributivo che ha ridotto il potere di acquisto dell'assegno previdenziale.
Il confronto invece verte su altro, magari per ridurre i sei anni richieste o , cosa piu' plausibile, abbassare la soglia dei 36 anni di contributi necessari per la esenzione.
Altro aspetto rilevante è l'astrattezza del concetto di aspettativa di vita che dovrebbe essere relazionato alle attività lavorative svolte, dubitiamo che in media gli addetti a mansioni gravose abbiano una vecchiaia piu' lunga e in salute degli altri. I meccanismi astratti, costruiti solo per contenere la spesa pubblica, si sono rivelati spesso fuorvianti ed errati, basterebbe ricordare la spending review.
Anche  il pensionamento anticipato con 41 anni di contributi versati per chi aveva lavorato almeno 12 mesi prima d’aver compiuto 19 anni , come previsto dalla scorsa Legge di stabilità, si sta dimostrando un boomerang con due terzi delle domande rifiutate dall'Inpse i beneficiari sono assai meno di quanto detto dal Governo.
Se poi in ambito governativo la volontà generale è quella di trovare un accordo con i sindacati complici, dall'altra non mancano divisioni sulle scelte da operare, per esempio c'è chi, come il presidente dell'Inps Boeri,  parla di cambiamenti da portare anno dopo anno verificando puntualmente l'aumento della speranza di vita.
Ricordiamo intanto gli appuntamenti già previsti per rivedere la speranza di vita, sono le scadenze caldendarizzate per aumentare l'età lavorativa: 2019, 2021, 2023 e 2025.  La proposta Boeri allora potrebbe dimostrarsi ancora peggiore della Fornero accellerando ulteriormente l'età pensionabile.
Del resto mai fidarsi dei liberal guidati dal contenimeno della spesa.

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