Rabbia, disperazione e rassegnazione: lavoratrice si dà fuoco all'Inps.

Quanto accaduto il 27 giugno a Torino non sarà l'ultimo dei tanti episodi della disperazione sociale in cui si dibattono sempre piu' uomini e donne.

Una donna, licenziata a inizio anno perché la sua azienda aveva deciso di delocalizzare alcune produzioni, a seguito dei continui ritardi per la erogazione della indennità di disoccupazione, ha deciso di darsi fuoco presso la sede INPS di Torino Nord riportando serie ferite che la costringeranno a una lunga degenza.

Ma ci sono ferite non riemarginabili, causate dalla miseria e dalla assenza di lavoro, da ammortizzatori sociali ridotti ai minimi termini. Chi perde lavoro perde anche la casa perché senza soldi non si pagano gli affitti e cosi' la stessa famiglia subisce disgregazioni irreparabili

Mesi di attesa per un sussidio di disoccupazione hanno fatto piombare la lavoratrice nella totale disperazione fino a un gesto estremo. La sua vita è stata salvata dall'intervento di un migrante che ha avuto la prontezza di prendere un estintore quando molti altri vittime del panico erano fuggiti via.
Non pensiamo che la responsabilità sia attribuibile ai colleghi dell'Inps che ogni giorno, come altri degli uffici casa e del sociale, devono fronteggiare miseria crescente e disperazione sociale, abbandonati dalla Pubblica amministrazione e da un Governo sensibile solo ai tagli al salario e alla spesa.

Esistono troppe e inutili regole che spesso sono causa di ritardi nella erogazione di ammortizzatori sociali dai quali dipende la esistenza di intere famiglie, la lavoratrice è stata in malattia fino a maggio, solo riacquistando la capacità lavorativa poteva rivendicare la liquidazione della Naspi

Con la Fornero non è stata solo innalzata l'età pensionabile ma hanno ridotto la durata di tante prestazioni e protezioni sociali, gli sportelli della Pubblica amministrazione non sempre riescono a garantire i servizi falcidiati negli organici da leggi che hanno distrutto migliaia di posti di lavoro

Il governo ha riaperto le facoltà assunzionali nella Pubblica amministrazione che tuttavia restano vincolate ai parametri di spesa che non consentono di coprire le carenze di organico accumulate negli ultimi anni
Dopo avere distrutto le Province e con esse le politiche in materia di lavoro, si è passati al ridimensionamento dell'Istituto nazionale della previdenza sociale, una macelleria costruita ad arte che ha provocato disservizi e alimentata la disperazione di quanti non possono permettersi neppure il ritardo di pochi giorni nella erogazione di un sussidio da cui dipende il pagamento delle bollette e l'acquisto dei generi alimentari di prima necessità

Non è quindi un episodio isolato, quello verificatosi a Torino, ma il frutto avvelenato delle politiche di austerità e di smantellamento delle tutele sociali

La rabbia che proviamo di fronte alla disperazione di una lavoratrice deve trasformarsi in una risposta collettiva a partire dal prossimo autunno E' tempo di sciopero generale e di costruire una resistenza attiva in difesa del diritto di sciopero per riconquistare potere di acquisto e di contrattazione.

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