La nuova ordinanza di Filippeschi. movida e\o degrado?

Il degrado e la movida: le ordinanze del sindaco  e la Legge Minniti

Pisa è una città universitaria con migliaia di studenti fuori sede. In questi anni tutti gli spazi pubblici per giovani, e non solo  per loro, sono stati progressivamente smantellati, le biblioteche chiudono presto, le case dello studente ridotte a dormitori, spazi comunali chiusi o abbandonati al degrado come dimostrano gli esempi di Via Garibaldi , della Mattonaia e della Limonaia.

Negli ultimi giorni è stata adottata l'ordinanza anti alcool. Nulla da dire, la legge lo permette, ma perché affannarsi tanto per un'ordinanza più restrittiva sugli orari?

Già perché il divieto di vendere alcolici per asporto dopo le 24 esisteva già, basta leggere l'articolo 54 2 bis della legge 120 del 2010.

 I titolari e i gestori degli esercizi di vicinato, di cui agli articoli 4, comma 1, lettera d), e 7 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, e successive modificazioni, devono interrompere la vendita per asporto di bevande alcoliche e superalcoliche dalle ore 24 alle ore 6, salvo che sia diversamente disposto dal questore in considerazione di particolari esigenze di sicurezza. 
L'ordinanza a norma dell'articolo 50 del tuel in particolare del 50 commi 7 e 7 bis. Il 7 bis recita:
Il Sindaco, al fine di assicurare il soddisfacimento delle esigenze di tutela della tranquillità e del riposo dei residenti nonché dell’ambiente e del patrimonio culturale in determinate aree delle città interessate da afflusso particolarmente rilevante di persone, anche in relazione allo svolgimento di specifici eventi, nel rispetto dell’articolo 7 della legge 7 agosto 1990, n. 241, può disporre, per un periodo comunque non superiore a trenta giorni, con ordinanza non contingibile e urgente, limitazioni in materia di orari di vendita, anche per asporto, e di somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche. 

Il 7 bis è stato introdotto dalla legge 14/2017. 

Sorgono allora spontanee alcune domande e riflessioni.

  • Se già esisteva una legge che vietava la vendita degli alcoolici, perché ricorrere alla ordinanza? Per comunicare ai cittadini che il Sindaco applica la legge Minniti ed è attivo nella lotta contro il degrado (quale poi?)?
  • Ricordiamo una ordinanza del passato, quella sulla birra calda, correva l'anno 2016, poi caduta in disgrazia grazie all'intervento della Procura di Pisa.
Naturalmente la sanzione per chi viola la legge 120 è di 6666,67 euro (proventi allo stato) e non 100 €  come l'ordinanza (proventi al comune). Non era più semplice applicare la legge o si vuole far cassa? Tanto più che in fase di reiterazione della violazione è cmq prevista la chiusura temporanea dell'attività.

Considerando che due sindaci (lontanissimi politicamente) hanno adottato lo stesso strumento  farebbe pensare che la situazione di pericolo per la quiete urbana sia identica nelle due città confinanti (parliamo di Pisa e Livorno)! A Livorno  il fenomeno Movida è più circoscritto di quello Pisano. Certo è che a Pisa, dove l'esperienza sulla Movida è particolarmente forte per la composizione dei suoi abitanti, si arriva a produrre un'ordinanza 1) Fotocopia dei rivali Livornesi 2) Che inevitabilmente  andrà ad invadere un campo  di competenza del legislatore.

 Ma soprattutto ha senso una ordinanza fotocopia di una città priva di studenti universitari?

Il legislatore permette la vendita prima delle 24, un'ordinanza COMUNALE no. C'è sempre un'altra legge, la 14/2017,  che permette al sindaco di emanare questi atti, tuttavia  non si dice che la legge 120 è abrogata. Come al solito il legislatore ha fatto un pasticcio simile a quello che portò all'intervento sul secondo pacchetto sicurezza del decreto Maroni (li la questione riguardava il 54 del TUEL)

Le ordinanze sono pubbliche  e ciascuno puo' leggerle,  doverosa per noi una piccola annotazione finale. Tanti anni fa, le amministrazioni comunali decisero di dare un assetto diverso alla città , nel corso del tempo sono stati espulsi tanti piccoli esercizi commerciali e artigianali, gli affitti sono diventati inaccessibili, la speculazione sugli immobili  e il caro affitto sulla pelle degli studenti ha preso il sopravvento

E a ruota sono arrivate le concessioni a tantissimi locali che ovviamente per campare devono alimentare la movida. Lo sviluppo turistico è stato concepito solo in funzione di piazza dei Miracoli, forse perché cosi' hanno voluto i poteri forti locali (la Primaziale) e alcune associazioni di commercianti salvo poi lamentarsi a fatti avvenuti.

Questo modello "di sviluppo" della città ha creato un turismo mordi e fuggi al contrario della vicina Lucca, sacrificato i quartieri periferici ed espulso le classi meno abbienti dal centro storico, questo modello basato anche su qualche grande ed inutile opera (parcheggio del People mover, viabilità di Porta a Mara in funzione di Ikea) ha lasciato il centro storico nella attuale situazione. La movida non è da inquadrare come mero degrado ma risultato di politiche urbanistiche e sociali, della chiusura di ogni spazio pubblico e accessibile di socialità per i giovani, frutto della apertura di tanti localini derivanti dalla speculazione immobiliare nel centro storico .

Da qui bisogna ripartire, non dalle logiche securitarie






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