5 miliardi di incentivi alle imprese non usati. Perchè?

Gli incentivi alle imprese  sono numerosi e per lo piu' accordati tramite bandi e finanziamenti comunitari, accedere ai quali non sempre è semplice.

Il sole 24 ore parla di 5 miliardi di incentivi non spesi, è quanto riportato dal ministero dello Sviluppo economico, una cifra rilevante se pensiamo allo stato comatoso in cui versa la ricerca e lo sviluppo innovativo.
Che questi soldi siano semplicemente congelati in attesa di un riutilizzo previo l'attivazione di un lungo e tortuoso iter non è scontato ma bisognerebbe mappare le aziende che ricevono questi finanziamenti, capire se producono ricerca ed innovazione e quanti posti di lavoro.

Nell'arco di pochi anni gli incentivi sono comunque diminuiti mentre altre forme incentivanti hanno preso piede (gli sgravi fiscali per un biennio in caso di assunzioni a tempo indeterminato) con risultati alquanto deludenti.

Scopriamo dai dati ministeriali che bandi del programma “Industria 2015” sono stato un fallimento e a farne le spese non è stata solo la nuova imprenditoria ma soprattutto la ricerca e la innovazione e i progetti di riqualificazione industriale e produttiva di territori in crisi. Che il Ministero abbia pubblicato questi dati è positivo ma anche il segnale di un fallimento nella gestione ed erogazione dei finanziamenti, un evidente scollamento rispetto al territorio e ai centri di ricerca.

I «residui passivi» sono spese già impegnate ma non ancora pagate,  sono insomma i debiti che lo stato ha verso terzi dell’azienda statale nei confronti di terzi, restano in bilancio per un paio di anni e poi eliminati. Una autentica ammissione di colpa che palesano il non funzionamento del sistema, contorti meccanismi di spesa, la incapacità di programmare progetti ed investimenti da parte dello stato e dei singoli ministeri, il mancato impulso e controllo dei progetti di ricerca avviati. In un paese che vede crollare il numero delle immatricolazioni negli atenei e in cui langue la ricerca, questi dati confermano la crisi del sistema Italico e la incapacità del Governo di attuare un piano di rilancio, programmazione dell'economia credibile e duraturo. Del resto cosa dovremmo aspettarci da chi basa ogni ripresina sulla contrazione del costo del lavoro e sulla riduzione del welfare?

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