Pisa tra progetto caserme e sgomberi


A Pisa c'è un grosso problema rappresentato dalle politiche urbanistiche della Amministrazione e non contrastate in maniera adeguata dall'opposizione politica e sociale che forse non giudica prioritario l'intervento in questa materia ostica e inaccessibile a molti.

Quando parliamo di piano di sviluppo di una città, diamo per scontato che si siano passate in rassegna centinaia di tavole e di documenti per comprendere bene l'idea "di sviluppo" e di "conservazione" di una Giunta che nei giorni scorsi ha spiegato con un comunicato stampa di non avere aumentato la percentuale di cemento.

Se guardiamo a Ospedaletto troveremo grandi costruzioni abbandonate in corso d'opera e a poche centinaia di metri aree dismesse e abbandonate. La prima domanda sorge spontanea: perché invece di costruire ex novo non siamo partiti dalla riconversione di quanto già costruito? Quali e quanti cantieri sono abbandonati e per quale ragione?

Esiste poi un censimento delle aree abbandonate, giusto per sapere quante aziende hanno chiuso e quanti posti di lavoro si sono persi?

Domande dirimenti per capire cosa accadrà a quella che un tempo era definita la zona industriale di Pisa anche se di industrie ne sono rimaste poche mentre, come nel caso delle Torri di Bulgarella, da anni ci sono alcune costruzioni a metà e cantieri abbandonati sui quali l'amministrazione non ha mai speso una parola (per dirne una sola il cantiere di via Bellatalla)

Ma torniamo alle caserme

Per anni è stato detto alle associazioni che le loro proposte (che poi sono anche le nostre) di riconversione erano inaccettabili perché l'amministrazione comunale aveva un suo Progetto, una sorta di protocollo che impegnava Comune, Ministero della Difesa e Demanio.

Ora scopriamo che la caserma nuova ad Ospedaletto non si farà piu' e al contempo dovrebbe venire meno anche la riconversione di ben due caserme (Curtatone e Montanara e Artale) nel cuore storico della città e della Bechi Luserna sulla via Aurelia.

Dopo anni di parole, si scopre dalla stampa locale che esisterebbe un altro e nuovo protocollo, con probabile  riconversione a uso civico per la caserma Artale e per il Distretto di Via Giordano Bruno, con la caserma Bechi Luserna che resterebbe al Ministero della Difesa.

Ma cosa è accaduto allora per una decina e passa anni? Ci hanno raccontato una storia per poi realizzarne un'altra, quindi sarebbe stato possibile accogliere le proposte delle associazioni per l'area di Via G. Bruno e del distretto, si è solo guadagnato tempo per evitare un confronto sul recupero di aree nevralgiche per la città, si è addotta la motivazione di un protocollo da rispettare che oggi viene radicalmente cambiato, se la caserma nuova non sarà costruita che bisogno abbiamo di vendere alla speculazione l'area dell'ex distretto? Se non servono soldi per costruire a Ospedaletto non varrebbe la pena di aprire un confronto con le associazioni cittadine sull'area di Via Giordano Bruno?

Risposta negativa ovviamente, gli amministratori evitano sempre il confronto quando l'interlocutore ha una idea antitetica alla sua sostenuta da ampie argomentazioni.

L'amministrazione preferisce invece proseguire sulla via della criminalizzazione delle realtà sociali (per esempio non aprire un confronto con chi occupa proponendo l'autorecupero), giusto per non aprire un confronto con la cittadinanza tutta (e intendiamo per cittadinanza chiunque viva, anche per pochi anni, a Pisa) sull'urbanistica, sul centro storico (non pensate che degradato sia il palazzo abbandonato in via San Lorenzo invece della Limonaia?) e sulle periferie.

Argomenti che riguardano tutti\e, ricordiamocelo bene

Commenti